domenica 29 agosto 2010

Buenos Aires profuma a garrapiñadas

Oggi è domenica, una delle tante che già ho trascorso qui, solo che oggi, questa domenica, è una delle ultime.
Il sole splende, la primavera si sta affacciando ad una delle tante finestre del barrio, finestre dai vetri rotti che fanno assomigliare questi edifici scrostati a vecchi stanchi e sdentati, finestre che ti fanno affacciare, in un gioco al rovescio, a case occupate, con perenni panni stesi su fili plastificati che probabilmente, molto tempo fa, avevano un colore.
Passeggio per Defensa, gettando sguardi attenti al cogliere una piccola chicca, una di quelle che trovi solo ai mercati, una di quelle che qua abbondano. Il vento fresco mi ricorda che siamo ancora in inverno, mi sveglia accarezzandomi il viso, passando attraverso i fori del maglione tessuto largo. Assaporo la sensazione e cammino lentamente tra le mie bancarelle preferite, la conosco a memoria ormai Defensa, gli abituali appaiono e scompaiono a seconda dei vari impegni ma sempre ritornano, prima o poi. Oggi è riapparsa la ragazza degli addobbi fatti di cartone, saluto, compro e seguo.
Scorrono le quadras -gli isolati- e con esse scorrono le voci confuse tra dettagli di conversazione prese al volo e venditori che invitano, con ampi gesti del braccio, a valutare il prodotto, intanto canasti di empanadas e milanesas -todo casero- passano tra la gente, la musica cambia ogni 20 metri: un vecchio canta, un paio suonano la chitarra, passa una murga ... ballerini di tango, giovani e meno giovani, vestiti di tutto punto si esibiscono tra la folla pigra e disattenta che si sposta, si raduna, fluisce e si ferma senza preavviso.
Mi fermo anch'io, un uomo con una marionetta vecchio stile, una di quelle con i fili, attira la mia attenzione, ci sono bolle di sapone nell'aria, è un altro uomo, all'angolo, farà le bolle tutto il pomeriggio.
Accelero il passo per tornare al sole della piazza che si apre piena e strabordante di chincaglierie, Buenos Aires profuma a garrapiñadas, un tango vola nell'aria: è un'orchestra (con tanto di pianoforte). Il cantante intona pomposo, con voce profonda di maschio rude e sofferente, il tango è un eterno soffrimento per amore, canta il dolore della vita. In seconda fila tre bandoneones, la fisarmonica senza tasti, la musica sembra un vecchio vinile gracchiante, sale la passione scandita dalla voce ora vibrante accompagnata da contrabbasso e viola che preannunciano il gran finale dolorante della canzone, applausi.
Seduta all'ombra penso che ora ho un po' di freddo, il sole del marciapiede di fronte è invitante, aspetto che inizino un'altra canzone per alzarmi, no sembra che facciano una pausa, la vorrei anch'io una pausa per rimanere sospesa tra clacson, musica, voci e bancarelle, però il violino annuncia l'inizio di un nuovo sussurro sofferente che presto si trasformarà in una storia d'amore quasi sicuramente difficile e travagliata.
Non erano in pausa, e purtroppo non lo sono neanch'io.

2 commenti:

luca ha detto...

Bello.

Veronica ha detto...

e se lo dice lei, ci credo!