lunedì 4 ottobre 2010

nata l'ottottobre

Tra pochi giorni compio 27 anni e uno dei primi effetti è l’esclusione dalla categoria “studenti” prevista dalla mia banca, infatti, secondo l’Unicredit, col compimento del ventisettesimo anno d’età si deve pagare (3,50 al mese, se qcn conosce una banca più economica mi faccia sapere).
È una triste notizia e non so se sia questa o il reale avvicinamento dell’anniversario che mi fa pensare ai grandi traguardi che pensavo avrei raggiunto (aggiungerei un facilmente, sicuramente dettato dall’ingenuità giovanile) tra l’altro molto prima dei 27 … già li pensavo per un 25, 26 massimo. Eccomi qui invece, formalmente nella stessa identica condizione dei 18: ancora studente (checché ne dica la banca), ancora dai miei e con un reddito ancor più precario rispetto a situazioni passate.
Bene, direte voi, o dirà il mio piccolo elfo del cervello, però hai fatto molte cose. Si è vero, ho fatto molte cose, principalmente ho vissuto, sfruttando sicuramente non tutto quello che c’era da sfruttare, ma comunque una buona parte: ho amato, viaggiato, sofferto, sono stata anche felice ogni tanto, ho cazzeggiato un bel po’, ho lavorato, ho studiato, ho scoperto nuove passioni e ne ho abbandonate altre, come con le persone d’altronde.Quindi, nonostante la situazione formale non abbia subito grandi cambiamenti, la situazione reale è ben diversa: sono piena zeppa di esperienza pare!
Un momento di riflessione è d’obbligo: tutta questa suddetta esperienza a che mi serve? Mi conosco meglio? Forse, o forse ho solo imparato a improvvisare meglio e con una faccia più sicura; so quello che voglio? Oddio, sapere è una parola grossa, diciamo piuttosto che ho molti progetti (di cui, tra l’altro, la maggior parte si escludono tra loro); vedo una fine al tunnel? Decisamente no.
E il tutto mi porta ad ora, ad oggi, alla settimana del mio ventisettesimo compleanno. Per motivi che non sto qua a spiegare non mi piace molto il mio compleanno … poi quest’anno l’entusiasmo è proprio sotto le scarpe. Devo ammettere che ho anche preceduto un po’ i tempi: il mio regalo me lo sono già comprato, dovevo sfruttare l’occasione e l’ho anche già aperto, invece di aspettare venerdì; dopo un anno di sostentamento in Argentina ho detto ai miei che non volevo il regalo, comunque un regalo l’ho avuto lo stesso e anche quello è già lì che mi aspetta, però per motivi strutturali, quello devo ancora aprirlo (ma so cos'è e l'ho già visto). Di conseguenza è già tutto fatto e finito, la data perde la sua intrinseca importanza dovuta alla consegna dei pacchettini incartati, dei quali strappo violentemente l’involucro provando un sottile piacere pensando a coloro che invece aprono delicatamente lo scotch e piegano perbene la carta al fine di un suo ipotetico riutilizzo.
Devo ammettere che un regalo in particolare mi sarebbe piaciuto riceverlo … però la distanza la fa da padrona e quindi …
puppa
(o ciccia nel più tradizionale trentino)

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